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02 agosto 2024

Il culto del Dio Mithra a Napoli

Non solo riti sacri ma anche profani. Oggi vi parliamo del culto di Mithra a Napoli e del rapporto che la città ha con l’esoterismo.

Come testimoniato dalla vastissima presenza di chiese, la città di Napoli tesse un legame inscindibile con il cattolicesimo. Molte delle usanze della cultura partenopea si sono infatti sviluppate attraverso uno spirito di provvidenza professato nei testi biblici: è il caso, ad esempio,del culto delle anime pezzentelle (o anime del purgatorio), morti senza gloria che la città prende in adozione. Anche le diverse processioni religiose – da quelle di paese a quelle legate al Natale o alla Santa Pasqua – sono parte del folclore napoletano: le più belle espressioni di costume risiedono proprio in queste occasioni di ritrovo cittadino. Il Cattolicesimo, tuttavia, non è sempre stato al centro della vita sociale partenopea. Vi è stato un tempo in cui erano le leggi induiste a determinare il corso degli eventi della città:in quegli anni, che oggi ci appaiono tanto distanti, il Dio più venerato a Napoli era Mithra.

 

Il culto di Mithra a Napoli

Il mithraismo risalirebbe, secondo alcuni studi, all’epoca ellenistica, quando si credeva che le stelle potessero governare il fato. Fu dunque Mithra, il Dio con la capacità di piroettare l'intero universo, a divenire la figura più venerata. Secondo alcuni studiosi, il culto iniziò a diffondersi a Napoli nel V secolo a. C attraverso dei corsari di Cilicia giunti come prigionieri in città. Prima che il Cristianesimo vi si sovrapponesse, questa religione induista si fece strada a poco a poco tra i vicoletti del posto, che ancora oggi conserva tracce di quel passaggio. Nei sotterranei di Napoli si possono ancora trovare bassorilievi raffiguranti il Dio persiano: le riproduzioni lo raffigurano quasi sempre mentre è intento a sacrificare un toro.

 

Le leggi del Mithraismo

Se nell’iconografia mithraista il sacrificio del toro è un tema centrale è perché la morte di questo animale stava a significare vita e fertilità per la terra. Le leggi del culto si determinano attraverso delle iniziazioni. Vi erano infatti ben sette livelli di iniziazione: ad ogni grado ottenutosi faceva corrispondere il simbolo di un pianeta o di un animale. Il primo tra questi era il cervo,anch’esso molto presente all’interno dell’iconografia di questa religione.

 

Le somiglianze tra Cattolicesimo e Mithraismo

Nel corso del tempo gli studiosi sono riusciti ad individuare diverse somiglianze tra la religione cattolica ed il Mithraismo. L’immagine del serpente, ad esempio, che corrispondeva al male è un elemento comune ad entrambe le dottrine. Entrambe le religioni infatti combattono, seppur in modo diverso, la minaccia demoniaca. Più tardi, Cristo avrebbe sostituito Mithra ma non i suoi principi, che di fatto restano il principale punto di contatto tra due culti tanto differenti.

26 luglio 2024

Foro di Neapolis, nel cuore della Basilica di San Lorenzo Maggiore

Napoli è stata una città greca di grande importanza e la Basilica di San Lorenzo Maggiore ancora nasconde una parte di quell’ affascinante periodo. Oggi vi portiamo alla scoperta del Foro di Neapolis.

 

La struttura delle città greche è più o meno nota a tutti: acropoli, templi e agorà. Quel che è meno noto è invece il fatto che alla base di tale distribuzione vi era una scelta molto oculata e per nulla lasciata al caso.

Prima di partire alla costruzione delle loro polis, gli antichi greci setacciavano infatti con grande attenzione il territorio e la sua morfologia, così da poter dare alla città una giusta disposizione degli spazi. Un territorio pianeggiante, per questa ragione, sarebbe stato sfruttato per l'acropoli; al contrario, i territori posti in altezza avrebbero potuto ospitare altre tipologie di strutture. La città partenopea, però, mise l’antica civiltà davanti ad una situazione inaspettata.

Approdati a Napoli, i Greci si trovarono davanti una distesa territoriale vasta e molto particolare:in essa erano capaci di trovare spazio aree pianeggianti, ma anche aree collinari, alture e zone di grande interesse poste a picco sul mare. Quest’infinita serie di possibilità permise a Neapolis di offrire alla civiltà greca, oltre all’agorà, ben due diversi fori. 

 

Foro inferiore

Gli scavi archeologi hanno sempre portato alla città di Napoli un gran numero di sorprese. Il Ventre della Neapolis greca custodisce in sé una miriade di tesori nascosti, alcuni tra questi venuti fuori proprio grazie all’attività archeologica. In particolare, la zona di San Gaetano ha rivelato l’esistenza di ben due fori. L’area era infatti falciata a metà dal decumano maggiore, al nord del quale vennero costruiti tutti gli edifici commerciali e civili. La chiesa San Lorenzo Maggiore, a tal proposito, è oggi un punto di grande valore e importanza per la città: sotto di essa si possono infatti trovare gli spazi aperti delle tabernae e  gli antichi monumenti appartenenti alla Neapolis greca.

 

Foro superiore

Il foro superiore costituiva invece il fulcro della vita religiosa della polis, ma anche il centro dei principali intrattenimenti. Il foro inferiore, che invece rappresentava la parte di città dedicata alle assemblee e alla vita politica della polis greca, era collegato a questa zona da scalinate scoscese verso il mare. L’intento degli antichi greci era infatti quello di fare di Napoli una città scenografica, che potesse somigliare ad un anfiteatro aperto sul blu degli abissi.

 

19 luglio 2024

Le quattro porte di Napoli

Come spesso accadeva per tutte le antiche città, anche Napoli tempo addietro era circondata damura altissime. Quattro soltanto erano le vie d’accesso, oggi conosciute come le quattro porte diNapoli. Ma quali sono e dove possono essere ammirate?

L’origine delle mura di Napoli

Tutte le antiche città del mondo hanno avuto, nel corso del tempo, l’esigenza di costruire un sistema difensivo che tutelasse il nucleo urbano da possibili incursioni e attacchi. Per questo tutti i centri cittadini erano soliti, in antichità, venire chiusi da un’altissima e massiccia cinta muraria. Sebbene ci fosse l’esigenza di difendersi, non potevano mancare in questa tipologia d’organizzazione dei varchi in cui poter accedere alla città. Napoli ne possedeva quattro. Ecco dove risiedono le cosiddette porte di Napoli.

Porta Capuana

Giungendo fino al Castel Capuano, possiamo ammirare uno dei primi punti d’accesso della città. Porta Capuana fu edificata per ordine del re Ferrante d’Aragona nel 1484 e per molto tempo costituì l’ingresso ad est di Napoli. Nel tempo questa acquisì anche altri ruoli e accezioni:nel Novecento, ad esempio, divenne ritrovo di artisti e scrittori del tempo, ponendosi con il suo Quartiere Latino al centro della vita sociale cittadina. La costruzione in pietra di tufo era alta almeno 25 metri e quella che giunge a noi oggi è solo una parte della versione originaria.

Porta Nolana

Porta Nolana fu invece fatta costruire nel XV secolo da Giuliano da Maiano, uno scultore molto noto del tempo. Essa fu eretta per sostituire quella di Forcella ed oggi è osservabile nell’omonima piazza. La costruzione appare sospesa tra due torri di roccia vulcanica, quelladetta ‘della Fede’ e quella ‘della Speranza’. La porta presenta inoltre uno stile architettonico rinascimentale, realizzato con l’impiego di pregiatissimo marmo. Il bassorilievo sul portale raffigura l’immagine di Ferdinando D’Aragona, conosciuto anche come Ferrante I.

Porta San Gennaro

Il più antico punto d’acceso della città di Napoli resta Porta San Gennaro. In alcuni documenti del 928 infatti essa viene menzionata a proposito di un possibile attacco da parte dei Saraceni. Nel X secolo questa costruzione portava già il nome del Patrono di Napoli. Oggi la costruzione è osservabile di fronte piazza Cavour.

Port’Alba

Il nome Port’Alba è un omaggio a Don Antonio Alvares de Toledo, a cui oggi dobbiamo la costruzione della celebre opera monumentale che domina la parte sinistra di Piazza Dante. Conosciuto anche come duca d’Alba, lo statista del vicereame di Napoli fece aprire un nuovo accesso per agevolare il trapasso della popolazione. Da tempo infatti gli abitanti avevano creato un piccolo e pasticciato varco nel muro. La versione che oggi conosciamo però è attribuibile aduna ristrutturazione del 1797.

12 luglio 2024

La drammatica storia di Parthenope e Ulisse

Ci sono molte leggende che provano a spiegare la nascita della città di Napoli. Molto spesso però la sua origine viene fatta risalire al mito di Parthenope e Ulisse, una storia d’amore un pò complessa e sicuramente drammatica.Come abbiamo visto anche nei precedenti articoli, Napoli è ancora molto legata alle vecchie leggende. Per questo oggi abbiamo deciso di raccontarvi quella che dà vita a tutte le altre. La credenza in questione prova a dare una interpretazione fantastica alla nascita della città partenopea. Il mito è da ricondurre all’ Odissea di Omero e alla vicinanza tra Ulisse e una particolare sirena.

 

Le sirene dell’Odissea. Se è vero che ogni amore non corrisposto lasci spazio ad una nuova meraviglia, allora possiamo asserire che quello tra Parthenope e Ulisse abbia dato vita alla più affascinante tra le meraviglie del mondo. Quella che stiamo per raccontarvi è infatti una storia d’amore univoca e durata il tempo di uno sguardo, ma che merita comunque attenzione poiché è da essa che viene fatta derivare la storia di Napoli. 

Come narrato nell’Odissea di Omero, le sirene hanno, secondo le antiche credenze, dei poteri malevoli. Nell’immaginario collettivo una sirena è infatti una creatura mezza donna e mezza pesce dotata di una grandissima avvenenza, ma anche di un canto capace di sedurre e poiuccidere gli uomini.Il mito di Ulisse racconta proprio di come egli abbia fatto a sopravvivere, durante il suo viaggio,alla voce ipnotica delle creature marine. Vi è però una parte di questa antica leggenda che viene spesso trascurata: le sirene sono sì capaci di uccidere gli uomini, secondo la leggenda però, se questo non avviene sono loro stesse a dover perdere la vita.

 

La fugace storia d’amore tra Ulisse e Parthenope. Ulisse, avvertito dalla Maga Circe dei poteri nefasti delle creature di mare, impone ai suoi uomini di tapparsi le orecchie alla vista delle sirene. L’uomo, preso da una inquieta curiosità, decide tuttavia di voler udire il canto delle sirene. Per scongiurare il pericolo di venire ammazzato si fa quindi legare all’albero maestro della nave. Sarà la famosa sirena Parthenope ad avvicinarsi all’eroe e a restarne folgorata.

 

La nascita di Neapolis. La creatura, innamorata dell’uomo, provò a sedurlo ma capì subito di essere ormai destinata alla morte. I due si guardarono per un lungo e commovente momento, con la tristezza negli occhi per quel che era chiaro sarebbe presto accaduto. Il corpo esanime di Parthenope scivolò giù negli abissi ma le altre creature del mare, in lutto per la sua morte, portarono la donna alla costa, che lentamente la assorbì cambiando morfologia. La nascita di Neapolis viene proprio attribuita a questo evento.

 

28 giugno 2024

Gli scavi archeologici di San Lorenzo Maggiore

Il Complesso di San Lorenzo Maggiore permette di conoscere e scoprire la Napoli di un tempo tramite una duplice dimensione, sopra e sotto terra tramite gli scavi archeologici.

La struttura ospita infatti la Neapolis Sotterrata, un percorso a circa 10 metri di profondità risalente all’epoca romana e in cui sono tuttora visibili anche alcune tracce della città greca.

La visita della Neapolis Sotterrata inizia in superficie dal Chiostro risalente al 1771, il cui pozzo è sormontato dalla statua di San Lorenzo di Cosimo Fanzago. Scendendo 10 metri al di sotto del complesso, inizia poi la visita agli scavi archeologici.

Qui, ci si imbatte immediatamente in una stradina di epoca romana, lungo la quale sono visibili i resti di quelle che furono le attività commerciali del tempo. Primo fra tutti, l’erario, in cui veniva custodito il tesoro della città

Proseguendo il percorso, ci si imbatte poi in 9 botteghe molte piccole, circa 2 stanze ciascuna, dotate ancora degli strumenti e delle attrezzature utilizzate per la professione. Fra queste attività commerciali, era presente anche un fornaio.

Alla fine del cardine, sulla destra, si arriva al criptoportico, ovvero un mercato coperto suddiviso in piccoli ambienti comunicanti, dove venivano esposte le merci su banconi in muratura.

Superata la zona del commercio, la visita agli scavi archeologici, prosegue poi con una monumentale opera idrica, utilizzata per incanalare il flusso delle acque in situazioni di forte pendenza. Accanto ad essa, si possono visitare 3 grandi vani, con pavimenti in mosaico. Qui, si crede ci fosse la schola, ossia un edificio adibito alle riunioni di associazioni religiose o di commercianti.

L’intera struttura che oggi è nota come Neapolis Sotterrata rimase in luce fino alla fine del V secolo d.C., quando a seguito di violente alluvioni la zona ne rimase completamente colma e si iniziò così la trasformazione dell’area, culminata poi nel XIII secolo con la costruzione del convento e del complesso sovrastante.

24 giugno 2024

La Sala Capitolare: capolavoro del complesso di San Lorenzo Maggiore

La sala Capitolare è solo uno dei tanti capolavori esistenti nel complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore. La bellissima Basilica cittadina fu costruita tra il 1270 e il 1275 per volere di Carlo I da architetti e maestranze francesi, e fu uno dei primi grandi lavori eseguiti nella Napoli, nuova capitale del Regno delle due Sicilie, di cui Carlo I d’Angiò era re. Con la dinastia Francese ci fu una rinascita urbana ed amministrativa per la città di Napoli che subì anche una conseguente rinascita culturale ed artistica. La bellissima Basilica di San Lorenzo fu la prima chiesa ad essere ricostruita seguendo lo stile gotico francese con una sola grande navata centrale, l’abside e ben 23 cappelle laterali.

La sala Capitolare di San Lorenzo Maggiore

Alla sala si accede a metà del lato est del chiostro, attraverso un portale gotico di fine Trecento, affiancato da particolari finestroni a quadrifora e sovrastato da una lunetta ad arco ribassato. In questo arco si vedono ora i residui di affresco di scuola raffigurante S. Francesco che dà la regola ai Minori e alle Clarisse, staccato anni orsono e conservato all’interno del Museo dell’Opera.

Alta 7,50 metri, larga 16,30 e profonda 12,80 e conserva la struttura gotica, “con sei volte a crociera sorrette da due antiche colonne di spoglio in granito”. E’ simile alla Sala Capitolare di Sant’Agostino alla Zecca a Napoli costruita poco prima. Nella sala spiccano affreschi e decorazioni allegoriche mentre sulle pareti sono riportati dipinti riguardanti i “Fatti storici dell’Ordine” e, in alcuni ovali, vari ritratti di importanti personaggi francescani di Luigi Rodriguez pittore attivo all’inizio del 600 a Napoli le cui opere si ritrovano anche nelle chiese di Santa Patrizia, di Santa Maria di Costantinopoli ed a S.Anna dei Lombardi.