BLOG

21 giugno 2024

La Madonna degli Angeli nella Basilica di San Lorenzo

Madonna degli Angeli è uno delle tante intestazioni con cui i cattolici omaggiano la figura di Maria, madre di Gesù. La città di Napoli tesse un rapporto particolare con questa figura, che compare tra le rappresentazioni sacre più care alla comunità partenopea: non è un caso se il capoluogo campano presenta un’iconografia della Santissima Vergine tanto ampia da essere oggi arricchita anche dalla street art.

A Napoli la Madonna degli Angeli dà il nome ad una piccola cappella che si trova all’interno della Basilica di San Lorenzo Maggiore. Prima di portarvi alla scoperta di questo piccolo gioiello architettonico, proviamo ad approfondire la figura religiosa che esso intende omaggiare.

La Madonna degli Angeli nel mondo

La Madonna degli Angeli non è un titolo di sola valenza territoriale. Molte altre sono infatti le chiese e gli istituti religiosi dedicati a questa intestazione. Tra i posti che accolgono edifici di culto dedicati a Santa Maria degli Angeli troviamo ad esempio Assisi, la piccola cittadina francese di Angers o anche il comune di Castelspina in Piemonte.

Assisi in realtà dedica una vera e propria celebrazione alla Santa, che si tiene ogni anno il giorno 2 agosto, e prende il nome di “Festa del Perdono”.

La Madonna degli Angeli nella Basilica di San Lorenzo

All’interno della Basilica di San Lorenzo si trova una piccola cappella dedicata alla Madonna degli Angeli. Questa piccola parte della Cattedrale è di grande rilevanza non solo per i fedeli che intessono un rapporto particolare con la Vergine ma anche per la città di Napoli, che arricchisce il suo patrimonio artistico di nuove e bellissime raffigurazioni sacre. Gli affreschi presenti all’interno della cappella vennero realizzati verso la metà del Trecento da Antonio Cavarretto, un noto affreschista che fu anche discepolo di Giotto.

07 giugno 2024

Le antiche origini greche di Napoli

La città di Napoli nasce come un’antica polis greca, sviluppandosi attraverso uno schema stradale ortogonale all’interno di un sistema difensivo inespugnabile. Le mura di Napoli sono state demolite dal susseguirsi di civiltà e dinastie che nel tempo hanno affollato la città. Sebbene oggi il territorio non abbia più bisogno di difendersi, parte di quell’antico disegno di fortificazione giace ancora in alcuni punti del capoluogo campano. Parte imprescindibile del patrimonio culturale della città, le mura greche appaiono come blocchi di pietra dimenticati dal tempo ed è difficile per un occhio non esperto riconoscerne nell’immediato l’importanza storica. Nell’articolo di oggi proviamo a valorizzarne il ruolo all’interno della Napoli moderna. Ecco una serie di utili informazioni circa la loro antica disposizione e i posti in cui è ancora possibile osservarne i resti.

Le mura greche

Le mura greche vennero disposte lungo i valloni naturali che circoscrivevano l’antico insediamento. Detti valloni andavano a formare dei fossati, su cui si reggeva l’intero sistema difensivo pensato per la città. Lo schema di fortificazione di Neapolis era in passato molto rinomato, proprio perché considerato ingegnoso ed inespugnabile. Le sue mura spesse furono di supporto in molte battaglie e guerre antiche, vinte dalla polis greca proprio grazie ad uno schema di difesa ben congeniato.

La costruzione

La costruzione di un progetto tanto riuscito fu possibile grazie alla presenza di tufo, estratto da un’insenatura di età greca rinvenuta nel ‘900 a Poggioreale. I blocchi venivano dunque rilevati dalla cava e trasportati in città attraverso il rettilineo di via Nuova Poggioreale – via Casanova. Il passaggio avveniva invece attraverso l’antica Porta Capuana. La costruzione delle mura di Napoli risale a due diverse epoche. La prima viene cronologicamente individuata nel VI secolo a. C. e si distingue per l’utilizzo di tufo grigio e per una tecnica edilizia che impiegava grandi blocchi posti di coltello su una base. Le tecniche d costruzione fatte risalire al IV secolo a.C. appaiono invece diverse: è il tufo giallo ad essere impiegato stavolta, in blocchi compatti e disposti in assise piane. Queste costruzioni si distinguono dalle prime anche per dei particolari segni – poi decodificati come lettere greche – che furono scolpiti sui blocchi di tufo durante l’estrazione.

I blocchi ancora presenti in città

Sebbene distrutte o demolite, passeggiando per la città è ancora possibile imbattersi negli assetti di pietra che un tempo costituirono le mura greche di Napoli. Alcuni quartieri o isolati dell’antica polis greca ancora conservano i resti di quell’arguto sistema di fortificazione. I blocchi di tufo possono essere ammirati lungo via Foria, presso le rampe Maria Longo, a Corso Umberto, presso il Castel Capuano e nei pressi di Piazza Bellini.

31 maggio 2024

Gli scavi sotterranei di Napoli Sotterrata: un viaggio a ritroso nel tempo

Non si finisce mai davvero di imparare davanti ad una città come Napoli, che fa di ogni cosa – dai monumenti in vista agli scavi sotterranei – una preziosa occasione di approfondimento. Oggi vogliamo parlarvi proprio degli scavi sotterranei della città, le quali – pur essendo parte integrante e fondamentale del patrimonio culturale cittadino – restano sconosciute ai molti turisti che giungono in Campania.

L’importanza degli scavi archeologici a Napoli

Perché parlare e approfondire la conoscenza degli scavi sotterranei di Napoli è così importante? Probabilmente non esiste una risposta unica a questo tipo di domanda. Il sito di Napoli Sotterrata infatti offre più ragioni di quelle che riusciremmo a contare in un solo giorno per farle visita: addentrarsi tra le stradine della Neapolis antica, che sorge a metri di profondità dal centro storico, può essere visto come un modo interessante di conoscere i segreti della città (di cui si parla troppo spesso e mai adeguatamente) o anche un’occasione per divertirsi nelle vesti di turista restando in patria. Ma cosa nascondono gli scavi sotterranei che giacciono sotto la Basilica di San Lorenzo Maggiore? Scopriamolo.

Le cavità sotterranee di Napoli

Una visita guidata al sito di Napoli Sotterrata è la giusta opportunità per fare un viaggio a ritroso nel tempo e conoscere quella che in antichità era la città, oggi conosciuta come moderna e caotica. gli scavi sotterranei – che ci è permesso di vedere e attraversare come esperienza di svago turistico o approfondimento culturale – sono una creazione della civiltà greca, a cui va il merito di aver saputo sfruttare magistralmente le possibilità offerte dal sottosuolo e dalla presenza di tufo.

L’origine e la funzione

Tutte le grotte ricavate dal tutto ebbero nel tempo una funzione precisa, che tuttavia di epoca in epoca fu disposta a mutare. Se in origine gli scavi sotterranei vennero ideati per accogliere ipogei funerari, più in là con gli anni esse servirono alla costruzione di templi religiosi o – come in epoca augustea – alla realizzazione di importanti gallerie.

Gli scavi oggi

Gli scavi sotterranei di Napoli Sotterrata sono oggi una preziosa testimonianza dal passato, oltre che una grande attrattiva turistica per la città. Attraversandole si può fare visita al foro romano, al mercato e alle tabernae (nove botteghe dedite un tempo agli scambi commerciali cittadini). Tante altre però sono le cose da poter ammirare una volta all’interno del sito, che nasconde un universo dimenticato e preziosissimo.

24 maggio 2024

Il museo dell’opera di San Lorenzo Maggiore

Il Complesso di San Lorenzo Maggiore ospita al suo interno anche il Museo dell’Opera di San Lorenzo Maggiore.

Esso è direttamente collegato agli scavi archeologici ed è allestito negli ambienti cinquecenteschi nei pressi della Torre Civica della struttura, posta di fianco alla Basilica.

Nei quattro piani del Museo è presentato un vero e proprio spaccato di Napoli, della sua cultura e del suo passato. In esso sono infatti esposti reperti medievali e non solo, rinvenuti nella Neapolis Sotterrata.

Le opere sono presentate in ordine cronologico ascendente, nei vari livelli dell’edificio, passando quindi dai ritrovamenti di epoca greca a quella romana, suddivisa nello specifico in imperiale e repubblicana. Proseguendo la visita, ci si imbatte poi in testimonianze paleocristiane e bizantine, dell’Alto Medioevo e delle culture normanne, sino all’epoca Angioina, per giungere sul finire alle sale che ospitano i pastori della prestigiosa collezione del convento risalente al periodo sette-ottocentesco.

Muovendosi da un’ala all’altra del Museo, si riesce quindi a risalire e a rivivere determinati periodi storici che la città di Napoli ha attraversato nel corso del tempo, e a capire anche come essi si siano fusi tra loro e con la società, dando vita a particolari sfaccettature della cultura partenopea.

Inoltre, il Museo dell’Opera di San Lorenzo Maggiore presenta una peculiarità: tutti i reperti sono presentati ricomponendo fisicamente gli spazi in cui originariamente erano collocati e ricercando anche le stesse condizioni di luce, di vista prospettica e le finalità per cui erano stati prodotti.

Questo particolare evidenza, innanzitutto, quanto la struttura sia intrinsecamente legata al territorio e, anche quanto sia profondo il legame con il mondo religioso.

Per quanto riguarda il primo aspetto, ovviamente si fa riferimento alla promozione culturale che esso rappresenta, in quanto il Museo è portavoce e testimonianza vivibile di ciò che era la città antica.

In merito invece al rapporto con la religione, la struttura testimonia la presenza della basilica paleocristiana del VI secolo, su cui le generazioni successive hanno poi dato origine a spazi di culto. Era infatti in un periodo in cui la fede Cristiana si circondava di artisti che realizzavano per essa affreschi, mosaici e sculture di immensa bellezza e valore. In questo scenario, emergeva poi con forza la spiritualità Francescana.

Il Museo offre pertanto una visione completa della storia di Napoli ed abbraccia un arco temporale lungo circa 25 secoli, che rappresenta una fonte di studio e di conoscenza pressoché indescrivibile.

17 maggio 2024

Le vie delle arti e dei mestieri di Napoli

Passeggiando per il centro storico di Napoli, difficilmente ci si sofferma a leggere i nomi dei vicoli che affollano il cuore della città. Gli odonimi, i nomi con i quali vengono intitolate le strade della città, ripercorrono il patrimonio storico, artistico e culturale della città, risultato di secoli di storia e di trasformazioni economico e sociali, storie di personaggi e di mestieri che oggi non esistono più. Un tempo, le strade rappresentavano un luogo di relazioni, economiche e sociali: i bottegai non si limitavano all’aspetto commerciale, ma creavano relazioni e interazioni con i passanti con garbo e simpatia.

Per le vie delle arti e dei mestieri è possibile ancora incontrare qualche bottegaio che prosegue ancora oggi il suo antico mestiere, tuttavia molti artigiani siano scomparsi, lasciando spazio alle nuove attività che rispecchiano le esigenze moderne. Nonostante ciò, molti odonimi di strade sono rimasti uguali, per ricordare la famosa “economia del vicolo” e gli antichi mestieri del tempo.

VICO IMPAGLIAFIASCHI era il luogo dove gli artigiani realizzavano i “panari“, cesti e oggetti di paglia. Il vicolo prende il nome dalle strutture impagliate che ricoprivano i fischi del vino.

VICOLETTO CHIAVETTIERI era ricco di botteghe di artigiani del ferro, i chiavettieri, che fabbricavano e vendevano chiavi, serrature e toppe.

VICO FIGURARI prende il nome dalla figurara, dove si lavoravano pastori e statue di santi. Ricavando dal legno le figure del presepe, i figurari rivestivano le statuette con gli abiti del loro tempo.

VICO DEGLI AZZIMATORI, al tempo degli aragonesi, era popolata dagli azzimatori, i cimatori della lana, che si occupavano di produrre e lavorare panni di lana, dalla cardatura alla tessitura, ed erano protetti dal re.

VIA ARTE DELLA LANA era la strada, sin dall’alto Medioevo, legata alle attività di tessitura: qui erano presenti i Lanaioli, una vera e propria corporazione dell’artigianato tessile a Napoli, attività di grande prestigio riconosciuto anche al di fuori dalla città.

VIA DEI CALZOLAI è nata per la produzione di scarpe e il rifacimento di quelle usate. Intorno agli anni 70 del Novecento molte botteghe furono parte essenziale della ripresa economica della zona.

VICO DEI PANETTIERI fu chiamato così già nel XIV sec per la folta presenza di forni – pubblici e privati-, tra i quali i forni del Conservatorio dei poveri di Gesù Cristo.

VICO LAMMATARI era dedicato alle botteghe di amido: i lammatari, forma dialettale del fabbricante di amido, fornivano amido alle pasticcerie, ai sarti, alle lavandaie.

VICO SCASSACOCCHI era un tempo popolato dagli sfasciacarrozze, che realizzavano o smontavano ruote, stanghe e balestre sfruttando il legno delle carrozze. il vicolo, inferiore ai 2 metri, a causa delle sue ridotte dimensioni provocava la rottura dei mozzi delle ruote delle carrozze che passavano di lì.

BORGO DEGLI OREFICI fu il luogo dove ebbe inizio la tradizione orafa napoletana, tramandata dagli artigiani francesi che operavano alla corte angioina. Nel Borgo vengono tuttora prodotti oggetti di elevato valore artistico, come le statue facenti parte del tesoro di San Gennaro, Santo Patrono della città.

VIA DEI GUANTAI radunava nei secoli scorsi i più bravi guantai al mondo, che nelle loro botteghe producevano raffinati capi richiesti da clienti di tutto il mondo. Per questo motivo Napoli, per secoli considerata un’eccellenza nel mondo della moda, fu denominata la “capitale dei guantai“.

10 maggio 2024

Che cosa sono le tabernae? Un viaggio tra gli scavi di Napoli Sotterrata

Fare visita al sito di Napoli Sotterrata è anche un’occasione per calarsi nelle seducenti atmosfere delle antiche tabernae. Ma che cosa sono le tabernae e qual era il loro ruolo in passato? Nelle prossime righe partiremo alla scoperta degli scavi archeologici di San Lorenzo, districandoci tra le mura che un tempo costituivano le viscere dell’antico Foro Romano e le zone a cui venivano affidati gli scambi commerciali, appunto le tabernae.

Visitare Napoli Sotterrata: un tuffo nel passato della città

Proprio sotto il manto stradale del centro storico di Napoli, si estende un’area archeologica di inestimabile valore. Qui, nelle stradine sotterranee che si aggrovigliano al di sotto della Basilica di San Lorenzo Maggiore, il capoluogo campano si rivela con sorprendente prosperità, portandoci alla scoperta del suo passato più antico, che pulsa di vita e mistica energia. Il percorso archeologico immerge il visitatore in atmosfere davvero suggestive, attraverso le quali è possibile assimilare le nozioni storiche più importanti per la storia della Neapolis greca e romana.

Il macellum

Una delle cose più belle da vedere una volta giunti all’interno del sito è il chiostro settecentesco, che racchiude a sua volta i resti antichi del macellum, il mercato romano. Quest’area – risalente al I secolo d.C. – si sviluppa in uno spazio di forma rettangolare e da un cortile dal pavimento mosaicato. Sul macellum si affacciavano e tutt’ora si affacciano le botteghe mercantili, che un tempo prendevano il nome di tabernae. Procedendo per il versante destro della strutturasi giunge al criptoportico, il mercato coperto, munito di piccoli banconi un tempo allestiti per la vendita delle merci.

Le tabernae

L’assetto architettonico del macellum si struttura in una schiera di nove tabernae. Ciascuna di queste presenta uno schema disposto in due stanze voltate a botte con un’apertura rivolte sulla strada. Il mezzanino serviva per lo stoccaggio delle merci, mentre lo sbocco sulla via principale era per garantire il contatto con il pubblico necessario all’attività di scambio commerciale: nelle botteghe venivano infatti vendute stoffe, alimentari e prodotti d’artigianato, come testimonia la presenza di un forno e di una vasca (che sappiamo esser servita per la tintura dei tessuti). Nell’Antica Roma, tuttavia, il ruolo delle tabernae variava a seconda del contesto: spesso tali strutture venivano utilizzate anche per svolgere attività di tipo amministrativo o per fornire ristoro ai poveri. Oggi esse costituiscono una rara e preziosa testimonianza della civiltà romana.