BLOG

02 febbraio 2024

Da Partenope a Neapolis: l’origine greca della città

Furono i Greci, tra VII e VI sec. a.C., che da Cuma partirono alla conquista del golfo stanziandosi su Megaride e sfruttando la collina di Pizzofalcone, a fondare la futura città di Partenope. La collina di Pizzoflacone, residuo tufaceo del cratere del monte Echia, era circondata da barriere di protezione naturali, che consentivano tra l’altro il dominio del litorale: da un lato, l’accesso al mare costituiva un ottimo approdo per le navi, dall’altro, la foce del fiume Sebeto, ricca di sorgenti minerali.

L’ipotesi dell’origine cumana di Napoli è avvalorata dal fatto che a quel tempo Cuma era una città molto influente: fu scelta dai Greci per la collocazione, nei pressi dell’area vulcanica dei Campi Flegrei, ed estesa verso la costa tirrenica e allo stesso tempo verso il Monte di Cuma. Cuma si presentava come una vera e propria roccaforte naturale, nonché un rifugio per le navi e porto ideale per lo sviluppo delle attività mercantili.

La storia di Napoli, dunque, avrebbe inizio proprio con l’insediamento di Partenope dei Greci calcidesi stabilitisi a Cuma, tappa decisiva per la conquista del golfo di Napoli. La fondazione di Partenope fu una tappa fondamentale nel progetto di espansione territoriale della città di Cuma e di conquista del golfo (anticamente detto kratèr e oggi golfo di Napoli) per il controllo dei traffici marittimi. Infatti, tramite Partenope, Cuma controllava l’accesso meridionale al golfo, garantendosi la supremazia marittima e commerciale.

Il conflitto tra Cumani ed Etruschi, che prese piede nel 524 a.C., per l’egemonia nel medio Tirreno, segnò per Partenope l’avvio di un lento declino. Non è accertato se la città sia stata abbandonata e poi distrutta, o se abbia continuato una sua vita in tono minore.

A conclusione della II battaglia di Cuma, nel 474 a.C., con il tracollo degli Etruschi ad opera delle forze coalizzate di Cuma e Siracusa, la costa tornò sotto il controllo greco. Verso il 470 a.C., sempre ad opera dei Cumani, è fondata, ad oriente del primitivo insediamento, la “città nuova”, Neapolis, che vede un rapido sviluppo favorito dal declino del potere siracusano e da uno stretto legame con Atene. Partenope verrà poi identificata con il nome di Palaepolis, “città vecchia”. Nel 421 a.C. le città di Capua e di Cuma furono conquistate dalle popolazioni italiche dell’entroterra, che lasciarono intatta Neapolis, nonostante nel tempo risentirà fortemente della loro influenza.

26 gennaio 2024

Visite al Complesso di San Lorenzo Maggiore: la maestosa Sala Sisto V

Attraversando il Complesso di San Lorenzo Maggiore, in fondo al chiostro, nell’angolo a destra,ci si imbatte in un chiostrino risalente all’epoca sveva, tramite il quale si accede allamaestosa Sala Sisto V.

Lunga 43,60 mt e larga 9,80 mt la sala era inizialmente adibita a refettorio dei frati, poi, quandoil Complesso Francescano fu sottratto all’Ordine religioso, divenne la mensa delle guardiemunicipali che risiedevano nella struttura. Successivamente, fu utilizzata anche come magazzino per il Teatro San Carlo.

Nel 1442 la Sala ospitò anche il Parlamento napoletano e, in quanto luogo di vita politica, hafatto da sfondo a tantissimi importanti avvenimenti per la città e il regno. Fu proprio qui infattiche Alfonso D’Aragona riconobbe suo figlio Ferrante come suo successore.

Fortunatamente oggi, la Sala Sisto V, è prettamente luogo di visita e cultura, caratterizzata da volte interamente affrescate con splendidi dipinti realizzati da Luigi Rodriguez nel 1600. Il pittore li creò sotto il regno di Filippo III, per incarico del suo viceré Ferdinando Ruiz di Castroed Andrada. 

Tali opere hanno permesso alla Sala Sisto V di essere nota anche come Sala delle sette virtù,poiché la volta è divisi in sette scomparti al cui centro è raffigurata a grandezza naturale proprio una delle virtù reali, fra: Provvidenza, Clemenza, Dignità Regia, Magnanimità, Gravità, Affabilità e Magnificenza. Queste, sono poi circondate da altre quattro Virtù Minori, una sorta di allegoria per esplicitare l’ideale secondo cui era meritevole di governare il regno solo chi avesse fatto proprieanche queste caratteristiche secondarie.

Più in basso, invece, si possono ammirare gli affreschi raffiguranti alcune zone di Napoli e diquello che fu il suo regno. Inizialmente tali immagini erano molte di più ma col passare degli anni molte purtroppo sono andate perdute e oggi ne sono rimaste intatte solamente sei. 

 

Attraversando il Complesso di San Lorenzo Maggiore, in fondo al chiostro, nell’angolo a destra,ci si imbatte in un chiostrino risalente all’epoca sveva, tramite il quale si accede allamaestosa Sala Sisto V.

Lunga 43,60 mt e larga 9,80 mt la sala era inizialmente adibita a refettorio dei frati, poi, quandoil Complesso Francescano fu sottratto all’Ordine religioso, divenne la mensa delle guardiemunicipali che risiedevano nella struttura. Successivamente, fu utilizzata anche come magazzinoper il Teatro San Carlo.

Nel 1442 la Sala ospitò anche il Parlamento napoletano e, in quanto luogo di vita politica, hafatto da sfondo a tantissimi importanti avvenimenti per la città e il regno. Fu proprio qui infattiche Alfonso D’Aragona riconobbe suo figlio Ferrante come suo successore.

Fortunatamente oggi, la Sala Sisto V, è prettamente luogo di visita e cultura, caratterizzata davolte interamente affrescate con splendidi dipinti realizzati da Luigi Rodriguez nel 1600. Ilpittore li creò sotto il regno di Filippo III, per incarico del suo viceré Ferdinando Ruiz di Castroed Andrada. 

04/07/24, 14:55 Home - La Neapolis Sotterrata - Napoli - Percorso Non Claustrofobico https://www.laneapolissotterrata.it/it/home/?format=pdf&post-type=post&order-date=asc&order-menu=asc&statuses%5B0%5D=publish&dates%5Bafter%… 572/614 

 

 

Tali opere hanno permesso alla Sala Sisto V di essere nota anche come Sala delle sette virtù,poiché la volta è divisi in sette scomparti al cui centro è raffigurata a grandezza naturale propriouna delle virtù reali, fra: Provvidenza, Clemenza, Dignità Regia, Magnanimità, Gravità, Affabilità eMagnificenza. Queste, sono poi circondate da altre quattro Virtù Minori, una sorta di allegoria peresplicitare l’ideale secondo cui era meritevole di governare il regno solo chi avesse fatto proprieanche queste caratteristiche secondarie.

Più in basso, invece, si possono ammirare gli affreschi raffiguranti alcune zone di Napoli e diquello che fu il suo regno. Inizialmente tali immagini erano molte di più ma col passare deglianni molte purtroppo sono andate perdute e oggi ne sono rimaste intatte solamente sei. 

19 gennaio 2024

Napoli, museo a cielo aperto: i ritrovamenti di Punta Sarparella

Tra le città più affascinanti del mondo, ricca di storia e cultura, i numerosissimi ritrovamentiarcheologici presenti a Napoli, come l’antico Foro di Neapolis visitabile presso il complessomonumentale di San Lorenzo Maggiore, offrono la possibilità di visitare veri e propri musei acielo aperto. Sono tantissimi gli angoli della città in cui è possibile ammirare reperti archeologicie ritrovamenti, e moltissimi sono i ritrovamenti “casuali”, che appaiono durante lavori in corsonella città dei nostri giorni.

Proprio durante le operazioni per la realizzazione di una nuova villa comunale sul mare a PuntaSarparella, volta a restituire al pubblico uno degli accessi più spettacolari alla spiaggia di Miseno,sono emersi i resti di una monumentale villa romana, databile presumibilmente intorno al Isecolo d.C., realizzata in opera reticolata di cubilia di tufo, che si sestende fino alla spiaggia e aiprospicienti fondali.

 

Ambienti di grandi dimensioni, piani di calpestio, rivestimenti murari: solo una parte deiritrovamenti di ciò che si pensa possa essere pertinente ad una delle terrazze della residenza delPrefetto della Flotta romana del Tirreno, la Classis Misenensis. Un’ipotesi basata sul fatto chePunta Sarparella, data la sua posizione, offre una completa visibilità del Golfo e del bacinoportuale.

 

Potrebbe essere proprio il punto geografico dal quale Plino il Vecchio, che ha ricopertola carica di Praefectus classis Misenensis, avrebbe visto l’eruzione del Vesuvio, per poi salpareverso Stabiae, per offrire soccorso agli abitanti in pericolo delle città costiere.

Non si conoscono ancora l’articolazione e lo sfruttamento degli spazi interni della Villa e delperimetro del porto romano, non essendo disponibili informazioni che possano chiarire ledinamiche della logistica, le vie di comunicazione tra il porto e la città, nonchè l’ubicazione delcentro della Colonia di Misenum. Tuttavia questi ritrovamenti si rivelano fondamentali per identificare il palinsesto insediativo antico. Un nuovo tassello che arricchisce la storia dellameravigliosa città di Napoli. 

 

Tra le città più affascinanti del mondo, ricca di storia e cultura, i numerosissimi ritrovamentiarcheologici presenti a Napoli, come l’antico Foro di Neapolis visitabile presso il complessomonumentale di San Lorenzo Maggiore, offrono la possibilità di visitare veri e propri musei acielo aperto. Sono tantissimi gli angoli della città in cui è possibile ammirare reperti archeologicie ritrovamenti, e moltissimi sono i ritrovamenti “casuali”, che appaiono durante lavori in corsonella città dei nostri giorni.

Proprio durante le operazioni per la realizzazione di una nuova villa comunale sul mare a PuntaSarparella, volta a restituire al pubblico uno degli accessi più spettacolari alla spiaggia di Miseno,sono emersi i resti di una monumentale villa romana, databile presumibilmente intorno al Isecolo d.C., realizzata in opera reticolata di cubilia di tufo, che si sestende fino alla spiaggia e aiprospicienti fondali.

Ambienti di grandi dimensioni, piani di calpestio, rivestimenti murari: solo una parte deiritrovamenti di ciò che si pensa possa essere pertinente ad una delle terrazze della residenza delPrefetto della Flotta romana del Tirreno, la Classis Misenensis. Un’ipotesi basata sul fatto chePunta Sarparella, data la sua posizione, offre una completa visibilità del Golfo e del bacinoportuale. Potrebbe essere proprio il punto geografico dal quale Plino il Vecchio, che ha ricopertola carica di Praefectus classis Misenensis, avrebbe visto l’eruzione del Vesuvio, per poi salpareverso Stabiae, per offrire soccorso agli abitanti in pericolo delle città costiere.

Non si conoscono ancora l’articolazione e lo sfruttamento degli spazi interni della Villa e delperimetro del porto romano, non essendo disponibili informazioni che possano chiarire ledinamiche della logistica, le vie di comunicazione tra il porto e la città, nonchè l’ubicazione delcentro della Colonia di Misenum. Tuttavia questi ritrovamenti si rivelano fondamentali per 

04/07/24, 14:55 Home - La Neapolis Sotterrata - Napoli - Percorso Non Claustrofobico https://www.laneapolissotterrata.it/it/home/?format=pdf&post-type=post&order-date=asc&order-menu=asc&statuses%5B0%5D=publish&dates%5Bafter%… 570/614 

 

 

identificare il palinsesto insediativo antico. Un nuovo tassello che arricchisce la storia dellameravigliosa città di Napoli. 

 

12 gennaio 2024

Il maremoto del 1343 raccontato dal Petrarca

Era il 25 novembre 1343, quando il poeta Petrarca, in missione diplomatica nel Regno di Napoli
inviato da Clemente V come ambasciatore, fu testimone del disastro che si abbatté sulla città
partenopea. L’episodio è caduto oggi nel calderone delle cose dimenticate, eppure all’epoca fu
riconosciuto come una sciagura di proporzioni colossali.
 
Il celebre poeta rimase così fortemente segnato dalla sgraziata ferocia di quella catastrofe da
sentire la necessità di parlarne nel V libro della sua opera Epistolae Familiares: uno scritto di
grande dignità che ha restituito a Napoli il ricordo di quella triste vicenda.
 
Quella dello scrittore trecentesco è la più vivida e preziosa testimonianza che abbiamo oggi
dell’accaduto.
 
Epistolaefamiliares
 
Nella sua opera Epistolaefamiliares, Petrarca racconta della nefasta esperienza vissuta a Napoli
e dello tsunami che con furia si scagliò contro la città. La cosa più curiosa riguardante il racconto
fu una componente quasi mistica attribuita all’accaduto: il poeta raccontò di un tale – un
religioso dell’isola di Ischia – che nei giorni precedenti alla catastrofe allertò ogni abitante delle
zone limitrofe dell’arrivo di una grandissima sciagura. Petrarca appare dai suoi scritti molto
segnato dalla profezia, che si rivelò, appenapochi giorni dopo, veritiera.
 
Lo scrittore era in città per risolvere delle trattative,a nome di Papa Clemente V,riguardanti la
detenzione di alcuni prigionieri. Appena approdato sulla città portuale, egli notò l’insolita coltre scura che anneriva il cielo. 
Il Mezzogiorno era sempre stato noto per il suo cielo terso, per questo l’autore osservò che non gli stava riservando la lieta accoglienza
di sempre.
 
La testimonianza di Petrarca
 
Durante la mattina del 25 novembre del 1345, un’onda anomala si scagliò sulla città. Il poeta si
rifugiò subito nelle stanze dei frati della chiesa di San Lorenzo. Nei suoi versi gli uomini religiosi
vengono descritti in preghiera, spauriti e afflitti dalla catastrofe dai contorni apocalittici. Sempre
dai racconti di Petrarca, apprendiamo dei vetri alle finestre tremare, delle urla di disperazione
udite in strada e delle acque del Golfo che tornavano a risucchiare i pescatori negli abissi.
 
Quando tutto fu finito l’uomo giurò di non mettere mai più piede in una città sul mare.

05 gennaio 2024

La Basilica di San Lorenzo Maggiore e l’inestimabilevalore archeologico

San Lorenzo è stato uno dei sette diaconi posti al servizio di Papa Sisto II e della Chiesa romana.Dai libri di storia apprendiamo e da antichi documenti sacri apprendiamo che il nome del Santo si accompagna spesso alla termine “martire”, che fa riferimento alla persecuzione subita in quanto cristiano.

Storia di San Lorenzo

Durante il corso della sua vita, San Lorenzo serve il papa durante le celebrazione, si occupa delleofferte concesse dalla comunità cattolica e spartisce l’Eucaristia. Con la persecuzione deicristiani, che diventa più feroce con gli emendamenti di Valeriano del 258, e la morte di papa Sisto II,anche San Lorenzo finisce nella cerchia degli oppressi.

Alla richiesta di confisca avanzata dal prefetto, che richiede a Lorenzo di presentare tutti i tesori della chiesa, Lorenzo si beffa dello stesso, mostrando una schiera di fedeli e malati. Si narra che prima ancora della confisca, il Santo avesse distribuito i pochi beni dell’istituto religioso tra ipoveri e gli emarginati. Per questo fu messo a morte.

La Basilica di San Lorenzo Maggiore a Napoli

La Basilica che sorge su Piazza San Gaetano a Napoli fu edificata tra il 533 ed il 555. La chiesa paleocristiana, che fu data in dono nel 1235 all’ordine dei frati francescani, venne poi ampliataalla fine del secolo per ordine di Carlo I. La Basilica prende il nome di Lorenzo come omaggio alsuo caritatevole impegno verso la comunità cristiana, all’interno della stessa trova posto ancheuna bellissima statua che ne raffigura il martirio.

Oltre ad essere un edificio di culto di grandissima importanza per i fedeli partenopei, alla chiesaviene riconosciuto un valore anche per quel che custodisce al suo interno. Al di sotto dellaCattedrale, infatti, giace Napoli Sotterranea, una delle più grandi aree archeologiche delterritorio campano.

La struttura

La Basilica ha una pianta a croce latina, ha una controfacciata in stile barocco ed al suo internovi sono numerose opere dal grande valore artistico e culturale. L’altare fu realizzato dallo scultore Giovanni da Nola, invece, Tino di Camaino realizzò il Sepolcrodi Caterina d’Austria . Nella Basilica vi sono anche meravigliosi affreschi del 300 realizzati daMontano d’Arezzo. Altre importanti opere furono realizzate da Francesco De Mura, Paolo Finoglia, Giovan TommasoMalvito, Romolo Balsimelli e tanti altri artisti italiani. 

 

Storia di San Lorenzo: dal martirio alla santificazione

San Lorenzo è stato uno dei sette diaconi posti al servizio di Papa Sisto II e della Chiesa romana.Dai libri di storia apprendiamo e da antichi documenti sacri apprendiamo che il nome del Santosi accompagna spesso alla termine “martire”, che fa riferimento alla persecuzione subita inquanto cristiano.

Storia di San Lorenzo

Durante il corso della sua vita, San Lorenzo serve il papa durante le celebrazione, si occupa delleofferte concesse dalla comunità cattolica e spartisce l’Eucaristia. Con la persecuzione deicristiani, che diventa più feroce con gli emendamenti di Valeriano del 258, e la morte di papaSisto II,anche San Lorenzo finisce nella cerchia degli oppressi.

Alla richiesta di confisca avanzata dal prefetto, che richiede a Lorenzo di presentare tutti i tesoridella chiesa, Lorenzo si beffa dello stesso, mostrando una schiera di fedeli e malati. Si narra che 

04/07/24, 14:55 Home - La Neapolis Sotterrata - Napoli - Percorso Non Claustrofobico https://www.laneapolissotterrata.it/it/home/?format=pdf&post-type=post&order-date=asc&order-menu=asc&statuses%5B0%5D=publish&dates%5Bafter%… 566/614 

 

 

prima ancora della confisca, il Santo avesse distribuito i pochi beni dell’istituto religioso tra ipoveri e gli emarginati. Per questo fu messo a morte.

La Basilica di San Lorenzo Maggiore a Napoli

La Basilica che sorge su Piazza San Gaetano a Napoli fu edificata tra il 533 ed il 555. La chiesapaleocristiana, che fu data in dono nel 1235 all’ordine dei frati francescani, venne poi ampliataalla fine del secolo per ordine di Carlo I. La Basilica prende il nome di Lorenzo come omaggio alsuo caritatevole impegno verso la comunità cristiana, all’interno della stessa trova posto ancheuna bellissima statua che ne raffigura il martirio.

Oltre ad essere un edificio di culto di grandissima importanza per i fedeli partenopei, alla chiesaviene riconosciuto un valore anche per quel che custodisce al suo interno. Al di sotto dellaCattedrale, infatti, giace Napoli Sotterranea, una delle più grandi aree archeologiche delterritorio campano.

La struttura

La Basilica ha una pianta a croce latina, ha una controfacciata in stile barocco ed al suo internovi sono numerose opere dal grande valore artistico e culturale.

L’altare fu realizzato dallo scultore Giovanni da Nola, invece, Tino di Camaino realizzò il Sepolcrodi Caterina d’Austria . Nella Basilica vi sono anche meravigliosi affreschi del 300 realizzati daMontano d’Arezzo.

Altre importanti opere furono realizzate da Francesco De Mura, Paolo Finoglia, Giovan TommasoMalvito, Romolo Balsimelli e tanti altri artisti italiani.