In giro tra le bellezze di Napoli: la Certosa di San Martino

Un vero e proprio gioiello dell’architettura barocca, estremamente panoramica data la sua posizione collinare, che sovrasta la città: la Certosa di San Martino fu commissionata, per volere di Carlo d’Angiò, all’architetto e scultore senese Tino da Camaino, nel 1325. Nei secoli, il celebre complesso monastico fondato dell’Ordine fondato a Chartreuse (Cartusia) ha subito costanti rinnovamenti, in particolare l’ampliamento del 1581, per mano dell’architetto Giovanni Antonio Dosio, che ne trasformò le vesti, da un severo aspetto gotico al prezioso e raffinato barocco. L’attuale personalità della struttura viene delineata dall’impronta di Cosimo Fanzago, che collabora al cantiere di restauro dal 1623 al 1656. Nonostante i danni subiti durante la rivoluzione del 1799, resta un fiore all’occhiello del panorama artistico napoletano.
Un percorso articolato su due livelli: al primo livello, è possibile ammirare il Presepe Cuciniello, il più famoso e importante di Napoli, che consta di 800 pezzi, e la Carrozza degli eletti. Al secondo livello, la Galleria dell’800 ospita 950 dipinti di artisti tra i quali Domenico Morelli e Giacinto Gigante. Inoltre, dal Chiostro dei Procuratori è possibile l’accesso alle sale del Museo e ai giardini; il Chiostro Grande, dotato di una maestosa balaustra barocca ornata con teschi in marmo, simbolo della precarietà della vita terrena.
Addentrandosi nei Sotterranei Gotici, ci si appresta a vivere un viaggio in una Napoli scomparsa, fatta di epigrafi, lapidi e sculture che coprono un arco cronologico che va dal Medioevo al Settecento. I suggestivi ambienti sotterranei erano le antiche fondamenta trecentesche della Certosa, dove si susseguono pilastri e volte ogivali che sostengono l’intera struttura; nei corridoi e negli slarghi sono esposte le opere in marmo della Sezione di sculture ed epigrafi. La raccolta di opere si è formata tra fine Ottocento e inizio Novecento grazie ad acquisti, lasciti, donazioni, cessioni e depositi. Sono 150 le opere in marmo esposte nei sotterranei, seguendo un preciso ordine cronologico (dal medioevo al XVIII secolo), nel rispetto dei contesti di provenienza.