SALA SISTO V
Costituito da una grandiosa sala rettangolare, lunga 43,60 mt e larga 9,80 mt, si accede ad un elegante vestibolo di epoca sveva che, secondo il Celano, una volta era affrescato come il chiostro. Nel 1972, sul lato sinistro vennero scoperte alcune trifore di chiaro stile svevo, simili ai tre grandi archi che nello stesso anno erano già stati portati alla luce sulla parete di divisione tra il chiostro ed il predetto vestibolo. Tutto ciò ha fatto pensare che sia questa sala che il vestibolo, furono costruiti dai frati minori prima della demolizione della chiesa paleocristiana. Quando il complesso Francescano fu sottratto all’Ordine, questa sala fu destinata prima a mensa per le guardie municipali che alloggiavano nell’antico convento, poi a magazzino del teatro San Carlo: fu realizzato anche un ingresso, oggi esistente, dal sottostante vico Maiorani, attraverso un corridoio ed una scala che smonta quasi al centro della parete di destra.
Gli affreschi sulle pareti e sulle volte risalgono ai primi anni del 1600: furono eseguiti da Luigi Rodriguez, durante il regno di Filippo III, per incarico del viceré Ferdinando Ruiz di Castro ed Andrada.
La volta è divisa in sette scomparti, su ognuno dei quali sono dipinte a grandezza naturale cinque virtù; Più precisamente al centro di ogni scomparto è raffigurata una delle sette virtù principali (Clemenza, Provvidenza, Gravità, Magnificenza, Dignità Regia, Magnanimità, Affabilità), circondata da altre quattro virtù minori.
Nei semicerchi dei finti archi laterali corrispondente ad ogni scomparto, una volta si potevano ammirare vedute di Napoli e delle diverse provincie del Regno: oggi di esse è possibile ammirarne soltanto sei. Infine, la decorazione della sala è completata da stemmi, arabeschi ed allegorie. Soltanto la parte bassa delle pareti perimetrali, per un’altezza di 4 mt. dal pavimento, non venne ricoperta da affreschi: c’era l’usanza di rivestire queste porzioni di muri con arazzi e stoffe pregiate per aumentare la magnificenza del locale.