Non tutti sanno che la città di Neapolis strinse contatti con le più antiche civiltà della storia, perfino con quella egizia. Napoletani ed Egizi hanno in effetti, ad un occhio più attento, tantissimo in comune. Molte sono infatti le cose che la città della Magna Greca prende in prestito da quella sorta sulle sponde del Nilo. Scopriamo insieme quali.

Due culture simili

La cultura partenopea e quella egizia condividono tra loro moltissime usanze e filosofie che, seppur molto diverse e lontane tra loro, trovano il modo di mettere in comunicazione due mondi radicalmente differenti.

Non tutti sanno che durante il I secolo a. C. approdarono a Napoli moltissimi mercanti egizi, i quali – oltre a spezie, stoffe e oro – portarono in città anche credenze e riti nuovi.

Si può per questo lecitamente ipotizzare che la grandissima civiltà della Valle di Nilo, sia arrivata ad influenzare anche quella partenopea. Ma quali sono le cose che rendono Napoli simile all’Egitto?

Le usanze ereditate dall’Egitto

Il contatto con l’aldilà è al centro della cultura egizia, tanto da condizionare la legge, la politica e la vita stessa. Anche Napoli ha lo stesso acceso interesse per la vita ultraterrena: il rapporto con i defunti è infatti sempre molto curato e ha dato vita ad alcune delle più interessanti leggende, novelle e componimenti della letteratura partenopea (ne è un esempio La livella di Totò).

Gli Egizi avevano anche loro cura dei loro defunti: le loro pratiche più significative ruotano attorno alla credenza che bisognasse preparare i morti al loro prossimo e ascetico passaggio.

La mummificazione è, ad esempio, una pratica che ha una lieve somiglianza con la scolatura dei corpi. Era infatti usanza antica del popolo napoletano lasciare il corpo esanime dei defunti su una particolare seduta, chiamata lo scolatoio: l’operazione aveva l’intento di lasciar scivolare via il liquame della putrefazione.

Gli egizi nell’iconografia napoletana

Molti sono anche i riferimenti che si possono trovare all’interno dell’iconografia napoletana. La Madonna raffigurata nelle chiese assume infatti spesso le stesse pose della Dea Iside, il più delle volte riprodotta con in braccio il piccolo Horus.

La Madonna nell’antico Egitto

Gli Egizi erano soliti venerare le stelle e per questo si è ipotizzato nel tempo che la Dea Iside fosse nata dall’ammirazione per la Costellazione della Vergine. Questa dea incarnava l’ideale perfetto di moglie e di madre ed entrava in rappresentanza del simbolo della purezza. Horus, il figlio, nasceva il 25 dicembre ed era detto ‘Dio Sole’. Per questa ragione è lecito pensare che la Dea Iside abbia dato inizio alla venerazione della Vergine Immacolata.

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